"Il libro parlava di riti antichi, di occultismo e di magia nera. Era appartenuto al mio trisavolo ed era vergato interamente a mano, scritto con inchiostro rosso, e parlava di anime dannate, di malvagi sortilegi e di quel diamante maledetto..."
 


Incontrai Harold per caso, stava passeggiando con il capo chino e le mani affondate nelle tasche dei pantaloni.
Scalciava senza alcun interesse la polvere inerte del selciato. Sicuramente era immerso in un ricordo importante perché non rispose subito alla mia domanda; dovetti infatti chiedergli due volte se sapeva a che ora aprisse la pompa di benzina.
"Dovrebbe già essere aperta… ", rispose guardandomi, dopo essersi fermato, e mi sorrise.
"Con questo caldo, stare fermi...", aggiunsi io cercando di scambiare quattro chiacchiere in attesa di fare rifornimento. Harold non rispose e riprese nel suo lento camminare.
Guardai in giro, e mi accorsi che non c'erano macchine oltre alla mia. Quindi dedussi che Harold non fosse lì per fare benzina, e fu proprio quello il fatto che accese la mia curiosità nei suoi confronti.
Lo raggiunsi e domandai ancora: "Scusi, sa... Io non sono di queste parti, non sa dove potrei fermarmi per mangiare un boccone?"
Harold si fermò e mi squadrò per bene prima di rispondere. "E chi le dice che io sia di qui?", chiese serio.
"Il fatto che non vedo altra auto oltre la mia, quindi lei è venuto qui a piedi". Mi girai verso l'agglomerato di case distante circa mezzo miglio, indicando con il braccio in quella direzione.
"Fà in fretta lei a trarre delle conclusioni, signor?..." e mi porse la mano che io mi affrettai a stringere vigorosamente.
"Master, John Master", dissi io.
Harold rispose indicandomi solamente il nome e aggiunse: "Sto vendendo la mia autovettura, e l'acquirente ha voluto provarla in velocità. Siccome non ho nessuna voglia di correre in macchina con uno sconosciuto, mi sono fatto lasciare giù qui. Lui tornerà a prendermi tra poco..."
"Ma non ha paura che se la svigni con la sua macchina?"
"No, per niente".
"Io invece sono qui per lavoro, compro e vendo immobili, sono venuto a vedere una villa a tre miglia da qui e credo che il proprietario accetterà la mia offerta...".
"La villa Loverly?", chiese Harold aggrottando le sopracciglia.
"Sì, come fa a saperlo?", domandai io stupito.
"Lo sanno tutti in zona che è in vendita, ma non credo che sia...". Non finì la frase perché fummo distolti dallo stridio di gomme e dal rombo possente della Corvette di Harold, guidata da un ragazzotto con i capelli biondi.
La vettura sollevò una nuvola di polvere e si fermò a pochi metri da noi. Harold, dirigendosi verso l'auto, mi congedò dicendo: "Mi scusi, piacere di averla conosciuta".
Io mi allontanai una decina di metri, per discrezione, ma mi sentii lievemente contrariato dal modo brusco col quale era terminata la conversazione. Harold mi attirava, non so spiegare perché, ma era il tipo di persona che invogliava a chiacchierare nonostante la sua reazione schiva ed ermetica.
Li guardavo con la coda dell'occhio mentre parlavano.
Il ragazzotto faceva il disinvolto e aveva poggiato il piede sulla gomma della ruota anteriore. Gesticolava maleducatamente mentre parlava. Harold, con le mani in tasca e apparentemente assente, lo ascoltava senza alcun apparente interesse. Poi li vidi curvi sul cofano mentre scrivevano su dei fogli che Harold aveva preso dall'interno della vettura.
Guardai l'orologio. Erano le due del pomeriggio e dell'addetto alla benzina non c'era neanche l'ombra.
Curiosavo nella piccola vetrina degli accessori piena zeppa di spray inutili e accessori idioti, quando sentii una mano sulla spalla.
Mi girai di scatto e Harold chiese sorridendo: "Mi scusi, ma ho visto che quell'antenna sul tetto della sua auto... Ha per caso un apparecchio CB in macchina?".
Rimasi per un secondo sorpreso poi risposi cordialmente: "Anche lei salta subito alle conclusioni. Comunque sì, perché?"
"Avrei bisogno di trasmettere, sa, per via della vendita della macchina. Quel tipo vuol concludere immediatamente con un assegno, chiederei notizie ad un mio amico".
Non mi costava niente aiutarlo e accettai. Andammo così alla mia auto e Harold comunicò con un certo “Lone Wolf”, scandendogli il nome dell'acquirente.
Dopo nemmeno un minuto la voce rispose che poteva stare tranquillo. Io rimasi sorpreso: un'organizzazione del genere poteva essermi davvero utile per gli affari. Infatti chiesi immediatamente ad Harold chi diavolo fosse quel Lone Wolf. Harold mi disse che aveva da tempo questo suo amico, un poliziotto della stradale, radioamatore. Questi aveva un terminale in casa, collegato senza autorizzazione con il computer della polizia e ogni tanto gli dava qualche informazione, però tutto ciò era illegale. Harold mi disse inoltre che in passato era stato un agente di polizia e che attualmente faceva l'investigatore privato.
Vidi sul suo viso una espressione di orgoglio mentre parlava e capii che era molto fiero del suo lavoro, passato ed attuale.
Mi ringraziò e andò a concludere con il ragazzo la trattativa.
La Corvette alzò ancora una nuvola di polvere e spari velocemente, immettendosi nella superstrada.
Harold rimase a guardare per qualche minuto, poi si diresse verso di me che stavo seduto in macchina. Erano quasi le due e mezzo e cominciavo ad essere impaziente.
"Mi piacerebbe poterle offrire qualcosa da bere, per ringraziarla, ma qui non c'è niente..." disse, appoggiando il gomito sul tetto della mia auto.
"La ringrazio. Devo ancora pranzare. Ma adesso cosa fa qui a piedi?"
"Aspetto che Paul apra questa maledetta pompa di benzina per fare una telefonata e farmi venire a prendere da qualcuno. Non avevo nessuna intenzione..."
"Di correre in macchina con uno sconosciuto!", dissi io sorridendo.
"Esatto amico, lei capisce la volo", rispose Harold ricambiando il sorriso.
Paul arrivò trafelato alle tre in punto, scusandosi per il ritardo, dovuto ad una foratura della gomma del suo furgone; nel frattempo io e Harold scambiammo quattro chiacchiere senza affrontare nessun argomento specifico. Io feci il pieno e offrii un passaggio ad Harold che accettò a patto di offrirmi qualcosa da bere. Io barattai la bevuta con la promessa di raccontarmi tutto ciò che sapeva della villa Loverly. Quello che è accaduto dopo non potrò mai più dimenticarlo.

 

CONTINUA...


 

 
     

 

About-Us

Rassegna Stampa

INCUBI

L'autore

Scrivimi

Altri Racconti