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Cara
Danielle, credo che questa volta troverò il coraggio di
darti questa lettera. Ne ho scritte altre, più di quante
tu possa immaginare, ma ogni volta la loro sopravvivenza
è stata breve. Non credo sia questione di coraggio ma di
limiti. Ognuno dovrebbe conoscere i propri...
... e cercare di
non superare lo sbarramento imposto dalla ragionevolezza
e, soprattutto, dalla coerenza. Ogni volta le ho rilette
fino a consumare l'inchiostro, le ho poi stracciate
dicendomi che mancava sempre qualcosa. In verità quello
che è sempre mancato è la plausibilità. Ricordi ancora
quella fotografia? Avevo colto un attimo della tua vita e
lo avevo fermato su una pellicola. Non so quante volte ho
parlato a quella fotografia convinto che tu mi ascoltassi
e, grazie a chissà quale arcano e misterioso potere, ho
creduto che in qualche modo mi potesse mettere davvero in
contatto con te. Una sorta di trasmittente del pensiero
per poter comunicare direttamente con i tuoi, quelli più
intimi.
Quello che sto cercando di dirti, anzi, di confessarti,
è una storia vecchia come il mondo, ma che ogni volta si
rinnova in maniera e con intenti diversi. Io non vorrei
chiederti niente in cambio. Solo comprensione se puoi.
E parole. E carezze. L'amore è una cosa che non ha
limiti. È l'unico spazio infinito che può stare in
eterno nei nostri cuori e nella nostra mente. Non ha spie
rosse che ne indicano la “riserva”.
Un sentimento non può e non deve fare del male a nessuno.
Perché è già un miracolo inspiegabile amare qualcuno
che ti ama, o che credi lo faccia; figuriamoci amare
qualcuno che apparentemente non sa nemmeno che esisti,
chi sei, cosa vuoi. E ascoltare voci provenienti da una
tenebra assolutamente sconosciuta, invitante e
terrorizzante nello stesso tempo. Io so soltanto che
vorrei darti fiori, non proporti meschinamente, tra
vellutate righe di decadente e forse banale romanticismo,
una spietata bestemmia. Credo che tu possa capire, credo
tu abbia già intuito qualcosa. Sono solo sensazioni, a
volte così repentine che lasciano dubbi. È che ci si
trova a pensare, nei momenti più inaspettati, a qualcosa
che invece non dovremmo pensare. So solamente che avevo
bisogno di dirtelo.
Nei tuoi pensieri franerà qualcosa e si sa che ogni
evento provocato, non sempre auspica raggianti albori. Ma
è altrettanto vero che spesso una frana può
dissotterrare e ridare alla luce un tesoro: cose che si
erano perse o dimenticate. Il cuore di una persona, al
giorno d'oggi, è diventato impenetrabile.
È come una vecchia casa, un rustico di pietra e mattoni.
Ognuno di noi ci chiude dentro tutto quello che può.
Dopo ci pranza insieme a Natale. Ogni tanto qualcuno fa
un inventario per ricordarsi le cose, le persone, gli
affetti che ognuno di noi ha seppellito dentro al proprio
petto, nel bene e nel male. Fa piacere a volte spolverare
vecchi ricordi, ma nello stesso tempo si ha anche paura
di riaprire la porta, per metterci dell'altro, perché
quello che è già al sicuro potrebbe scappare fuori e
disperdersi. È un rischio che nessuno di noi vorrebbe
correre. È questa la mia premessa, io non voglio
portarti via niente di quello che hai. La tua libertà e
la tua indipendenza non rischiano nulla con me.
L'inverno sta già per venire fuori dal suo nascondiglio
e ci ha già ridotto la visibilità, oltre che le
possibilità. Quello che ti chiedo è di pensarmi sapendo
che ho bisogno di te e di tutto quello che potrai darmi.
Un sorriso, una parola rassicurante.
Dalla vita ho avuto tanto, ho avuto poco. Come tutti gli
altri. Quindi non ti sto chiedendo e dicendo cose in nome
di una carenza qualsiasi o specifica, non ho intenzione
di assillarti con pedinamenti e frustranti
corteggiamenti, non voglio metterti in imbarazzo o peggio
mancarti di rispetto, voglio solo che tu sappia. Perché
è troppo tempo che tento di arginare un mare ormai
diventato incontrollabilmente burrascoso. Parlandone con
te è come se defluisse alle sue naturali proporzioni. È
l'equilibrio di un amore inspiegabile, possente come
l'impalcatura di un grattacielo, vivace e sincero come un
cucciolo di cane.
Tutto cominciò con il tuo primo sorriso. Poi i pensieri,
le cose, i sogni. I sogni arrivarono lenti, si
insinuarono con dolcezza e a volte, quando mi svegliavo
al mattino, restavo incerto. Il ricordo così vivido e
penetrante mi accompagnava per ore ed ore, fino a svanire
nel corso della giornata.
Certo, quando uno ha freddo e sente anche solo un alito
di caldo è già qualcosa, ma per me era diverso. Nei
sogni tu mi parlavi, e mi parlavi di te.
CONTINUA...
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